Con il nome comune di Salamandrina dagli occhiali si identifica un insieme di anfibi urodeli che solo recentemente è stata suddiviso in due specie distinte geneticamente, pur se morfologicamente estremamente simili: Salamandrina terdigitata e Salamandrina perspicillata. L’areale di distribuzione delle due specie vede S. perspicillata presente nella fascia Appenninica, prevalentemente sul versante tirrenico, a nord del fiume Volturno e in Puglia, mentre S. terdigitata è diffusa a sud del Volturno. Inoltre, S. perspicillata, presente anche sui Monti Simbruini, ha dimensioni leggermente maggiori, tra i 7 e gli 11 cm di lunghezza, e si distingue per l’assenza di una maculatura grigio-blu presente invece in S. terdigitata.
Più in generale, l’aspetto è relativamente esile, il corpo schiacciato con l’ossatura del torace particolarmente in evidenza, colorazione nero-bluastra sul dorso, con presenza di verruche regolari, zampe e coda caratterizzati da una colorazione rosso corallo più evidente nella metà inferiore, ventre chiaro con punteggiatura irregolare. Il nome comune deriva dalla macchia di colore bruno-rossastro che evidenzia il capo all’altezza degli occhi e ricorda vagamente la forma di un occhiale.
Frequenta ambienti boscati tra i 200m e i 900m, preferibilmente boschi di latifoglie con buona disponibilità di acque correnti: ruscelli, torrenti, ambiti fluviali caratterizzati dall’assenza di forti correnti, ma anche fontanili e pozze che siano caratterizzati da buona ossigenazione delle acque. Tipicamente l’area di attività è quella compresa tra la riva dei corsi d’acqua e le zone di rocce e muschio circostanti, in un raggio di non più di 100 metri. Gli adulti sono prevalentemente terrestri ma la deposizione delle uova e lo sviluppo delle larve avviene in acqua.
Più attiva nelle ore notturne e in prossimità del crepuscolo, può essere rinvenuta anche in pieno giorno in condizioni di particolare umidità dell’ambiente, il ciclo di attività annuale vede un periodo di estivazione durante i mesi più aridi, che viene trascorso al riparo in anfratti tra le rocce o nella terra e a volte un periodo di ibernazione invernale. La dieta è costituita essenzialmente da piccoli insetti che vengono catturati mediante estroflessione della lingua (come il camaleonte). Il periodo riproduttivo va da ottobre ad aprile, l’accoppiamento è caratterizzato da un comportamento rituale eseguito da entrambi i sessi, al termine del quale il maschio deposita a terra una sacca spermatofora che viene raccolta e incamerata dalla femmina. Al momento opportuno, generalmente tra marzo e aprile, la femmina depone in acqua le uova, che schiudono in una ventina di giorni. Tra i 2 e i 5 mesi avviene la metamorfosi delle larve in individui adulti, che hanno una dimensione poco superiore ai 2cm e assumono la livrea definitiva solo al secondo anno.
Tra i predatori principali della specie ci sono i rettili, gli uccelli come gli ardeidi, anfibi di taglia superiore come il rospo comune e anche i salmonidi come la trota per lo stadio larvale. In caso di minaccia la Salamandrina può assumere due caratteristici comportamenti difensivi: uno è la tanatosi, ovvero il restare completamente immobile fingendo la morte, l’altro più singolare è il cosiddetto unken-reflex, ossia l’incurvatura del corpo per mettere in mostra i colori dell’addome (che hanno significato di avvertimento di pericolo per i predatori) accompagnata dall’emissione di una sostanza tossica e irritante attraverso ghiandole presenti nella pelle.
Ma al di là dei predatori naturali, un rischio maggiore per questa specie così elusiva risiede nella progressiva alterazione degli ambienti ripariali, sia a causa dell’inquinamento delle acque sia per la manomissione dell’ecosistema boschivo ad opera, ad esempio, di attività di prelievo del legname.