Orizzonti Simbruini: Come è nato il progetto per la realizzazione di una nuova infrastruttura e com’era la situazione della rete sentieristica nel territorio del Parco in origine ?
Alessandro Giordani: l’idea iniziale nasce dall’esperienza nella nostra attività come guardiaparco, nella frequentazione assidua della montagna così come nelle attività di soccorso e recupero di dispersi: ci rendevamo conto che la cartografia esistente, in scala 1:50.000, non era adeguata a consentire una lettura precisa e puntuale del territorio, allo stesso tempo riscontravamo una discordanza tra quanto riportato in cartografia e quanto segnato effettivamente sul terreno, unitamente a una mancanza di manutenzione dei sentieri e della segnaletica relativa. Questa situazione comportava ovviamente disagi per gli escursionisti con un impatto negativo sulla sicurezza e libertà di frequentazione del territorio del Parco. Così, gradualmente, è maturata in noi la consapevolezza della necessità di rinnovare la rete sentieristica considerandola uno strumento necessario per la promozione del territorio e per il consolidamento di modalità di fruizione sostenibili, come le attività escursionistiche in generale.
Orizzonti Simbruini: Ci sono state delle difficoltà iniziali – e quali – all’avvio del progetto di definizione della nuova rete sentieristica ?
Alessandro Giordani: Ci sono state, come è normale, delle difficoltà sia a livello progettuale che di organizzazione, tuttavia siamo stati in grado di superarle grazie alla determinazione e alla motivazione del gruppo di persone – guardiaparco, tecnici e operai – che si sono dedicati al progetto. Un passo fondamentale è stata la decisione di acquisire materiali e macchinari per mettere in piedi un laboratorio di falegnameria del Parco, una scelta che ci è sembrata imprescindibile nel momento in cui si andava a considerare non solo la realizzazione iniziale dei manufatti (pali, tabelle e cartellonistica) ma anche la necessaria manutenzione nel tempo. Vedevamo infatti come iniziative simili in altre aree protette – come ad esempio la realizzazione di aree di sosta e punti pic-nic – in mancanza di opportune attività di manutenzione periodica, finivano presto per lasciare sul campo solo rovine inutilizzabili. La falegnameria è stata senz’altro la chiave di volta del progetto, che ci ha consentito di superare le difficoltà maggiori – legate alle esigenze di manutenzione periodica – e dare uno sviluppo solido e di successo all’iniziativa.
Orizzonti Simbruini: Quali sono stati invece i problemi tecnici riscontrati in fase di esecuzione del progetto ?
Umberto Antonelli: Uno dei problemi principali è stato sicuramente lo stato della rete sentieristica preesistente, che non era interessata da attività di manutenzione e controllo periodico. Siamo partiti dunque da un’attività di monitoraggio programmata, compilando delle schede tecniche per ciascun itinerario. Al termine di questa prima fase di ricognizione e organizzazione degli interventi si è passati alle attività di ripristino, che includono l’apposizione della segnaletica verticale e orizzontale, la riapertura dei molti passaggi ormai chiusi o sopraffatti dalla vegetazione. A queste attività si è aggiunta la tracciatura GPS di tutti gli itinerari, che abbiamo realizzato grazie a una collaborazione con l’azienda Garmin che – a fronte della cessione ad uso non esclusivo dei tracciati – ci ha dotato della strumentazione necessaria al rilievo sul campo e alla stesura della parte cartografica. La fase esecutiva del progetto ha riguardato una rete di 450km complessivi di percorsi, richiedendo quindi un impegno consistente da parte del personale guardiaparco, dei tecnici e degli operai della falegnameria.
Alessandro Giordani: Un altro aspetto che ha caratterizzato il progetto è stato quello della riscoperta degli antichi tracciati di collegamenti fra i vari borghi del Parco, proprio in questo senso abbiamo cercato di ripristinare e rendere percorribili vecchi itinerari che storicamente permettevano la comunicazione fra questi centri di montagna. Ad esempio con il sentiero 655 che collega Trevi nel Lazio a Filettino attraverso il Monte San Leonardo, mostrando un panorama inusuale sulla catena del Viglio e del Crepacuore; oppure a Vallepietra, con l’itinerario del Fosso delle Vaglie che ricalca un antico percorso utilizzato dai legnaioli, andando a riscoprire un angolo sorprendente del Parco. Questo lavoro di riscoperta e valorizzazione degli antichi sentieri è stato un aspetto molto apprezzato dagli abitanti dei luoghi, una cosa che ci ha fatto molto piacere.
Orizzonti Simbruini: Proprio a questo proposito, quanti dei nuovi tracciati corrispondono a quelli presenti nella vecchia cartografia e quanti sono stati aggiunti in occasione dei lavori di questo progetto?
Umberto Antonelli: Per la maggior parte dei sentieri abbiamo provveduto al ripristino e al tracciamento di percorsi già presenti nella vecchia cartografia, avendo cura di assicurare una corrispondenza esatta con la nuova cartografia. A questa base preesistente abbiamo aggiunto alcuni itinerari storici – come detto in precedenza – per il collegamento dei centri abitati tra loro e con le località di montagna (ad esempio per il sentiero tra Jenne e Livata). Per la nuova edizione della carta del Parco contiamo di aggiungere altri itinerari di questo tipo, così come vogliamo prendere in esame alcuni itinerari che siano tecnicamente percorribili anche in mountain bike, che è un’altra attività di scoperta del territorio che sta riscuotendo sempre maggiore interesse.
Orizzonti Simbruini: E’ possibile quantificare l’impegno complessivo necessario per la realizzazione di questo progetto ? Quanto lavoro è stato necessario? C’è qualche numero interessante da comunicare ai nostri lettori ?
Umberto Antonelli: Bisogna considerare che la rete complessiva dei sentieri è di circa 450km, la segnaletica ha richiesto circa 800 pali, con una media di 2-3 frecce segnaletiche a palo. Ogni palo è stato poi archiviato in un database con le coordinate GPS e la foto, un lavoro meticoloso svolto dalla collega Francesca Valenti. Complessivamente il progetto ha richiesto circa 5 anni di impegno pressoché costante, ancora una volta: tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’impegno e la motivazione dei tanti colleghi che hanno contribuito alla riuscita dell’impresa.
Orizzonti Simbruini: Com’è nata l’idea di realizzare una falegnameria del Parco proprio a supporto di questo progetto ?
Umberto Antonelli: In fase progettuale ci siamo resi conto che l’aspetto più complesso era quello che riguardava non tanto la realizzazione iniziale quanto la manutenzione nel corso del tempo dei manufatti (paleria, frecce, tabelle, ecc.). Per questo abbiamo pensato di allestire il laboratorio di falegnameria, con un investimento iniziale di 30.000 euro, che ci ha permesso di abbattere i costi di realizzazione dei manufatti e di ridurre al minimo i tempi di sostituzione di eventuali manufatti danneggiati o usurati dal tempo. Inoltre, la falegnameria interna ci permette di realizzare anche la tabellonistica e un certo numero di gadget, così come di produrre direttamente le suppellettili necessarie alla realizzazione delle aree di sosta e pic-nic. Pensiamo anche di mettere la falegnameria al servizio di progetti esterni, come ad esempio la realizzazione di segnaletica per nuove alte vie nel contesto delle aree protette limitrofe (Monti Lucretili, Zompo lo Schioppo, Montagne della Duchessa, ecc.).
Orizzonti Simbruini: Quanto impegno richiede la manutenzione della rete sentieristica ? Avete riscontrato fenomeni di vandalismo ?
Umberto Antonelli: L’impegno per mantenere la rete in efficienza è pressoché giornaliero, abbiamo tuttavia una scarsa incidenza del vandalismo, ai pochi casi di danneggiamento rilevati abbiamo risposto semplicemente con una sostituzione puntuale, resa possibile grazie al supporto della falegnameria. In generale, se all’inizio c’era un po’ di scetticismo della popolazione nei confronti del progetto, possiamo dire con soddisfazione che ad oggi la cosa è stata accettata come un vantaggio e un valore aggiunto per il territorio.
Orizzonti Simbruini: E qui veniamo all\’ultimo aspetto, che poi è il più importante. Avete la percezione che l’esistenza di una rete sentieristica capillare ed efficiente abbia contribuito a un aumento delle presenze turistiche, in particolare legate alle attività dell’escursionismo ?
Umberto Antonelli: Assolutamente si, e – cosa importante – questo ha favorito la crescita sul territorio di associazioni votate all’organizzazione di attività sia di accompagnamento in montagna, sia ambientali che sportive, come abbiamo visto nel recente Trail dei Monti Simbruini, che ha riscosso un successo inaspettato. E’ difficile quantificare numericamente l’aumento di presenze, ma senz’altro vediamo che sempre più persone si avvicinano a queste montagne e lo fanno con confidenza grazie alla presenza di una rete di itinerari e di una cartografia affidabili, contribuendo poi a diffondere la conoscenza dei territori. E di questo ne sono consapevoli anche gli operatori turistici presenti sul territorio.