I Monti Simbruini, insieme agli attigui Monti Ernici, costituiscono il più grande polmone verde del Lazio e una delle più importanti aree a copertura boschiva di tutta l’Italia centrale; già nel 1971 l’intera zona venne segnalata dalla Società Botanica Italiana come “biotipo di rilevante interesse vegetazionale” e nel 1983 con la nascita del Parco, ben 30.000 ettari di territorio (di cui ben 20.000 coperti da boschi) furono posti sotto tutela. E’ stato stimato che la flora dei Simbruini è composta da ben 1381 specie di piante e fiori diverse, corrispondenti a circa la meta di quelle presenti in tutta l’Italia centrale; 80 specie di esse risultano essere a rischio estinzione e ben 71 sono invece endemiche.
La copertura boschiva dei Simbruini è quella classica dell’Appennino centrale. Nelle valli, ai margini dei corsi d’acqua, crescono felci (Pteridophyta), salici (Salix), pioppi (Popolus) ed aceri (Acer), specie tipicamente legate ad un clima umido ed alla vicina ed abbondante presenza d’acqua. Alle quote medio-basse, sino agli 800-900 metri, prevalgono boschi misti costituiti da acero (Acer), carpino nero (Ostrya carpinifolia), orniello (Fraxinus ornus), roverella (Quercus pubescens) e quercia (Quercus). Il versante occidentale del Parco, tra Cervara di Roma e Jenne, è caratterizzato dalla prevalente presenza del sempreverde leccio (Quercus ilex). A queste altitudini il sottobosco è molto folto e ricco di specie diverse, come il pungitopo (Ruscus Aculeatus), l’agrifoglio (Ilex Aquifolium), la rosa selvatica (Rosa Canina) e il vischio (Viscum album). Nelle zone assolate crescono invece il bosso (Buxus) ed il ligustro (Ligustrum).
Salendo di quota inizia il regno del faggio (Fagus sylvatica), vero dominatore incontrastato dei boschi oltre i 900/1000 metri di altitudine. Nell’area simbruino-ernica sopravvivono oggi alcune tra le più estese faggete contigue d’Europa: qui il faggio, che predilige il clima temperato ed oceanico, ha trovato nel tempo l’ambiente ideale per un suo rigoglioso sviluppo. In alcune zone remote sopravvivono inoltre lembi di faggete vetuste, ambienti specifici dall’elevatissimo valore naturalistico.