Siamo ancora nel cuore della notte quando accendiamo le torce frontali e ci avviamo verso le rocciose creste dei Monti Cantari. Nel cielo brilla la luna e nella faggeta tutto giace immobile nel silenzio; senza troppa fantasia i grandi tronchi dei faggi vetusti appaiono in silhoutte davanti al pallido disco lunare come scheletriche sentinelle poste a guardia dei segreti più intimi della foresta. Dopo un primo tratto pianeggiante, quando il sentiero punta verso il crinale, la pendenza aumenta notevolmente e lo sforzo richiesto per procedere sotto il peso degli zaini carichi non è da poco, fortunatamente il flebile panorama nella notte di plenilunio diviene man mano sempre più ampio e spettacolare, ripagando degnamente le fatiche profuse.
Passo dopo passo l’ambiente assume sempre più l’aspetto tipico dell’alta quota appenninica con verdi e ripidi pendii erbosi alternati ad affioramenti rocciosi calcarei. Raggiungiamo la prima lunga e brulla cresta proprio quando all’orizzonte i primi bagliori violacei dell’alba iniziano a rischiarare il cielo, mentre voltandoci indietro e gettando lo sguardo verso l’alta valle dell’Aniene appaiono lontani e piccoli i paesi di Filettino e Trevi nel Lazio, ancora addormentati nel silenzio delle ultime ore della notte.
Poco oltre ci affacciamo sullo spettacolare circo glaciale del versante orientale dei Monti Cantari, un’anfiteatro di sfasciumi e brecciai dominato per gran parte da un’alta e verticale parete di nuda roccia, un luogo unico nella seppur varia orografia dei Monti Simbruini. Sotto i primi delicati chiarori dell’alba, insieme alla luce emanata dalla luna piena in congiunzione verticale proprio sopra l’alta parete, questa assume un aspetto surreale, quasi magico. Certamente questo resterà uno dei momenti più scenici della nostra uscita.
Appena poco prima che il sole si affacci con la sua dorata luce su queste alte terre, arriviamo sulla massima elevazione delle tre cime senza nome note semplicemente come “I Cantari”, che in ordine da Est ad Ovest precedono il Monte Viglio.
Poi finalmente ecco spuntare dall’orizzonte i primi raggi di sole, i quali infiammano prima i più alti pinnacoli di roccia, poi velocemente sempre maggiori porzioni dei crinali e dei fianchi del massiccio: il gigante di roccia, sotto il tepore del mattino, pare man mano svegliarsi da un lungo sonno. Pochi attimi di caldi colori, redenti ed intensi su un panorama d’alta quota tra i più scenici di queste montagne che sicuramente in questa situazione si esalta in una delle sue più coinvolgenti espressioni. Inutile spendere altre parole; lasciamo alle immagini l’arduo compito di trasmettere la magia di quegli attimi !
CORPO MACCHINA: Nikon D610 | OBIETTIVI: Nikkor 24-85 f/3.5-4.5 G ED VR, Nikkor 20mm f/2.8 D | TREPPIEDI: Cullmann Magnesit 528 - TESTA: Manfrotto 496RC2 | ZAINO: F-Stop Tilopa