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#51 – RISVEGLI

3 Aprile 2025
Tasso (Meles meles), Monti Simbruini - ph F. Ferreri

Una luce nuova taglia radente l’altopiano, ne tinge d’oro i contorni accendendo all’improvviso le chiome spoglie di alberi e cespugli: non è solo l’artificio di quell’ora in più donata al tempo degli uomini, è la forza del fuoco che scende dal cielo e vivifica, si scontra con le robuste brezze di settentrione, rivelando al tramonto il suo carattere incendiario tra i nembi che si assiepano intorno alle vette più alte.

Si accende un accenno di verde sulla steppa, qua e là punteggiata da mazzetti di crochi e viole calcarate, dai getti nuovi del veratro brillanti di verde profondo. Dal bosco, insistente il fischio monotono del picchio muratore; lontano, gli fanno eco i richiami delle prime upupa appena giunte dall’Africa.

Un tumulto silenzioso pervade ogni cosa: lo percepisci nel frusciare del vento sopra la faggeta, nell’abbaio potente del capriolo dal fondo della valle, nel volo concentrico della poiana sopra la radura, nello sfrecciare dei colombacci che veloci corrono a ripararsi nel folto del bosco.

A lungo atteso, il tempo dei risvegli è finalmente giunto. Dodici lunghi mesi, dodici segni danzanti nel cielo in un cerchio che non ha inizio né fine. Affinché ogni cosa torni sempre uguale a se stessa e pur sempre nuova.

Mentre l’ombra pigra della sera si allunga sulla radura, qualcuno ha deciso di uscire incontro a quest’aria nuova: la fiuta, ne segue il profumo tra ciuffi d’erba e di fiori, si ferma poi riparte. In fondo anche lui, in un modo che mai potremo sapere, gioisce intimamente nell’abbraccio di una nuova Primavera.

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UN ANNO IN NATURA

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Francesco Ferreri
Nato a Roma nel 1977, ha scoperto le montagne dell'Appennino sin dall'infanzia, con le prime gite domenicali in fuga dalla metropoli, per poi percorrerle in lungo e largo negli anni della prima maturità, in compagnia degli amici di un'affiatata sezione locale del CAI. La fotografia entra presto nella sua vita, ai tempi dell'adolescenza e da allora è diventata uno strumento per mediare e approfondire la conoscenza della montagna e della sua natura. La passione per le montagne lo ha portato infine a vivere, da più di dieci anni, ai piedi dei Monti Simbruini, per rinnovare e suggellare quel legame nato nei primi anni di vita: è qui che ha conosciuto Daniele e insieme a lui ha deciso di dar vita a questo progetto. Ma la sua passione per la montagna e per la natura in generale è anche e soprattutto il riflesso di una ricerca interiore da tempo rivolta a quelle dimensioni invisibili dell'essere umano che proprio nel suo agire in armonia con l'ambiente naturale ritrovano una possibilità di manifestazione. Considerando dunque la natura come rivelazione primordiale dello Spirito, crede nella fotografia di natura come strumento di elevazione, di indagine e testimonianza di quei sottili legami che uniscono l'uomo al macrocosmo.


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