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#3 – DIMENSIONE PARALLELA

24 Aprile 2024

È una fredda mattina di primavera, da qualche giorno all’alba il margine del fiume è diventato il nostro giaciglio preferito nella speranza di nuovi incontri con quelli che sono i gioielli dell’avifauna acquatica di queste montagne. Il merlo acquaiolo su tutti, anche se in questo tratto del corso d’acqua non mancano le emozionanti comparse della ballerina gialla, dell’airone cenerino o addirittura, in qualche raro caso, del martin pescatore. Ritrovarli, di volta in volta, è tenere costantemente vivo un invisibile legame con quella parte più pura ed autentica di questo angolo di territorio. Certo, c’è da attendere, a volte molto, con estrema pazienza e senza nessuna garanzia. Nulla è scontato negli appostamenti in ambienti di piena natura, ma è proprio questa incertezza che in fondo rende gli incontri, quando finalmente avvengono, indelebili ed emozionanti come in poche altre circostanze.

In questo particolare ambiente poi l’attesa è un qualcosa che per certi versi sa essere quasi più appagante della comparsa dei soggetti stessi. Restare a lungo in silenzio sulla riva al fiume non è mai un tempo mal speso, anche quando si finisce con il non aver scattato nemmeno una fotografia. Anzi, al contrario, si tratta ogni volta di un’esperienza estremamente positiva, uno straordinario esercizio di riconnessione con noi stessi e con la natura che ci circonda. Il suono dell’acqua che scorre incessante culla dolcemente la mente a tal punto da condurci pian piano al cospetto di una nuova (o forse solo dimenticata?) dimensione. Una dimensione parallela dove è l’essenziale a tornare protagonista assoluto. Lo scorrere del fiume, manifestazione tangibile dell’eterna ciclicità della natura, come poche altre cose sa essere capace di purificare lo spirito di chi vi si siede al cospetto, lavando via tutti quei fantasmi figli di un mondo antropocentrico sempre più in equilibrio su un filo di rasoio.

È così anche stamane e, ancora una volta, nell’attesa ecco che una nuova prospettiva sull’ansa davanti a noi lentamente si delinea, la grande bellezza della natura torna pian piano a dischiudersi pienamente alla vista, finalmente connessa ad una mente libera da affanni e costrizioni. Tutto adesso è tornato ad assumere un senso diverso, nitido, primigenio. Perfino un piccolo ed appartato lembo del fiume dove viene a crearsi un particolare mulinello di onde diventa un paesaggio grandioso in cui trovare contemplazione e gratificazione. Un frammento di paesaggio dalla bellezza quasi commovente se guardato con i giusti occhi, osservato in precedenza chissà quante altre volte durante le nostre esplorazioni, eppure mai considerato degno di così particolare nota. Forse semplicemente perché finora osservato dall’altra dimensione.

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UN ANNO IN NATURA

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Daniele Frigida
Nato nel 1987, vive da sempre al cospetto dei Monti Simbruini. Fotografo per passione, frequenta assiduamente sin da adolescente le montagne dell’Appennino centrale; luoghi con i quali instaura un particolare legame tanto da essere ancora oggi il suo terreno d’avventura preferito. Apprezza la fotografia in modo particolare per le infinite possibilità che essa offre al fine di mantenere costantemente vivo il contatto con la natura, in tutti i suoi elementi e manifestazioni. È inoltre convinto che la fotografia naturalistica trovi il suo più nobile scopo nella divulgazione dei tratti distintivi di ogni territorio, soprattutto di quelli meno conosciuti, divenendo quindi veicolo di quella consapevolezza che è fondamentale per una reale valorizzazione e salvaguardia della biodiversità. Sulla base di questo ideale, insieme a Francesco, dà vita nel 2014 al progetto Orizzonti Simbruini.

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