Aprile 2014 – Aprile 2024, sono trascorsi già dieci anni da quando il nostro progetto fece il suo debutto in rete con l’intento di proporre un nuovo approccio al racconto e alla documentazione di un territorio che fino ad allora era rimasto nell’ombra, spesso sconosciuto anche ai suoi stessi abitanti. Gli otto anni successivi sono trascorsi tra mille avventure – inseguendo l’alba più spettacolare sul filo di una cresta o rintracciando la specie più elusiva nel folto della faggeta – e sono stati coronati con la pubblicazione del volume ORIZZONTI SIMBRUINI, Viaggio nella natura di un Appennino inedito, una testimonianza d’amore verso un territorio che oltre a essere luogo di avventura è anche la nostra casa.
E poi cosa è successo? Nei due anni successivi alla pubblicazione del volume ci siamo voluti un po’ distaccare – come è giusto che sia – dalla nostra creatura, ci siamo presi del tempo per seguire progetti personali, esplorare nuovi territori e nuovi approcci alla nostra passione. Ma abbiamo sentito anche la necessità di prendere le distanze dalle tante storture di cui siamo stati testimoni: se dieci anni fa i Simbruini erano pressoché sconosciuti a un pubblico più vasto, gli anni recenti hanno visto prevalere forme di promozione – forse meglio dire svendita – che hanno incoraggiato flussi sempre maggiori di turismo indifferenziato e inqualificato, un turismo spesso mordi-e-fuggi, erosivo e inquinante che si è andato ad aggiungere alle non poche problematiche che affliggono l’area.
Si è preferito puntare al minimo sforzo, svilendo il valore naturalistico in favore di una visione da grande area giochi, dove la natura è soltanto il fondale delle attività più disparate. Di contro, le migliori energie sono state puntualmente profuse nel cercare di ostacolare chi ha cercato di portare avanti un approccio differente, mirato alla conoscenza e alla diffusione dei valori della conoscenza e della tutela del patrimonio naturalistico; soggetti visti – nel migliore dei casi – come improbabili competitor, quando non addirittura come fastidiosi generatori di lavoro extra.
Ma in fondo, il paesaggio umano è solo una variabile impermanente nel grande gioco della natura. La montagna è madre e chiama sempre i propri figli: pur se con minore intensità non abbiamo mai smesso di percorrere i suoi sentieri, tendendo l’orecchio al suo sottile richiamo. E’ proprio questo aspetto più intimo e personale del rapporto che ciascuno di noi ha con questo territorio che ora sentiamo il bisogno di raccontare, andando oltre l’aspetto documentale per inoltrarci in una dimensione più profonda, dove parole e immagini fanno ancora più fatica a esprimere qualcosa di sottile quanto ineffabile, che è parte del grande mistero che unisce l’Uomo alla Natura.
Vogliamo iniziare oggi questo nuovo cammino con rinnovato entusiasmo, per vedere vecchi luoghi con nuovi occhi: ogni settimana proporremo un tema, un aneddoto, un’esperienza legati al nostro personale modo di rapportarci al territorio, seguendolo nelle sue continue trasformazioni di stagione in stagione nel corso di un intero anno.
Ci auguriamo che le immagini e gli scritti che pubblicheremo possano essere di ispirazione a coloro (pochi) che vogliano avvicinarsi al lato più autentico e affascinante dei nostri amati Simbruini.
(foto: Daniele Frigida ©)