Quel giorno era iniziato sin dal primo mattino accompagnato da una particolare sensazione, una sorta di necessità divenuta sempre più un pensiero fisso nelle ore successive. Non so spiegare il perché, ma non riuscivo a distogliere dalla mente il desiderio di tornare ad incontrare il lupo, di guardare nuovamente nei suoi magnetici occhi color ambra, anche solo per un attimo sfuggente.
Nel pomeriggio, quando finalmente giunse l’ora di addentrarmi tra le pieghe della montagna, una parte di me fremeva come poche altre volte, certo che quello sarebbe stato il giorno giusto, al contempo però l’esperienza e la parte più razionale del mio inconscio suggerivano poche illusioni; in fondo incrociare quello sguardo, qui sui Monti Simbruini, resta sempre un qualcosa di tutt’altro che scontato, che rende gli incontri, quando avvengono, indelebili nell’anima ben più che in altri contesti.
Dopo un ampio giro di perlustrazione alla ricerca di eventuali segni di presenza, finito senza alcun riscontro particolare, decisi di appostarmi in uno dei tanti angoli in cui ciclicamente amo sedermi ad osservare ed aspettare; iniziò così la solita lunga e silenziosa attesa nascosto nel mio camouflage. Nell’immobilità delle ore seguenti mi capitò più volte di chiudere gli occhi nella speranza che poco dopo, riaprendoli, lì davanti a me fosse finalmente comparsa la sua sagoma, ma nulla, finché il sole scese oltre l’orizzonte e le ombre della sera iniziarono ad allungarsi sul paesaggio. Era giunta l’ora di rientrare. Anche stavolta, nonostante le speranzose premesse ed i vibranti sentimenti, senza il tanto desiderato incontro.
Lungo il cammino di ritorno, forse tradito dalla tormentata orografia del luogo e dalla sempre più flebile luce della sera, di colpo mi accorsi di aver preso la direzione sbagliata, tanto da ritrovarmi in una radura che certamente non avevo attraversato all’andata. Per un attimo fui sopraffatto dalla frustrazione, era quello il momento meno adatto per rimettersi alla ricerca del sentiero corretto, alzai lo sguardo per capire come poter recuperare la giusta direzione quando vidi sul crinale subito di fronte proprio lui, un lupo, un giovane maschio, immobile che mi fissava.
Per diversi interminabili secondi non riuscii a capire se quella visione non fosse altro che un riflesso della mia immaginazione, l’eco dei miei sogni; solo poco dopo, quando l’animale riprese ad avanzare lento tenendo il suo sguardo magnetico fisso nei miei occhi, compresi che era tutto incredibilmente vero, appena in tempo prima che svanisse tra ombre e ginepri, lasciandomi di nuovo solo negli ultimi riverberi del crepuscolo, incredulo, tremante e perso in un frastuono di emozioni.
E se in fondo, nonostante tutti i nostri sforzi, i nostri studi, le nostre ipotesi e sensazioni, i nostri desideri e convinzioni, non fossi proprio tu, lupo, a decidere quando i nostri sguardi possono finalmente tornare ad incrociarsi?
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