Ogni estate arriva quel momento speciale, in cui si deve varcare la soglia della faggeta con occhi nuovi. Nella quiete di un pomeriggio estivo tutto sembra immutato, quasi ostinatamente noioso; eppure, nell’apparente uniformità del bosco, tra le pieghe di cortecce e i motivi variegati di muschi e licheni, forse si cela il motivo della mia visita.
E’ allora che gli alberi del bosco perdono il loro anonimato, ciascuno di loro ha un nome e una forma evocativa che esige un’attenta ispezione. L’occhio deve improvvisamente abituarsi a discernere fra ciuffi di licheni e striature della corteccia, il cuore in attesa ad ogni piega del tronco.
Ed eccola lì, come ogni anno, anche questa volta non si è fatta desiderare: la livrea di un blu ineffabile – a volte profondo e saturo come un cielo estivo, altre pallido e confuso come le cortecce dei faggi più giovani – le zampe eleganti, le potenti mandibole, le lunghe antenne decorate da ciuffi di peli neri. Mi riferisco ovviamente alla Rosalia alpina, uno degli straordinari tesori custoditi nel grembo di queste montagne generose.
Più di ogni altra specie la Rosalia è per me il simbolo della vita segreta del bosco: gli alberi morenti (e pur vivi) sono il suo habitat d’elezione, il loro legno è nutrimento per le sue larve che a loro volta sono prede preziose per specie come il Picchio dorsobianco. Non c’è albero qui che non porti i segni del legame indissolubile fra queste specie e il bosco: dal legno emerge l’insetto adulto per la sua breve danza d’amore, nel legno sono deposte le uova delle future generazioni, nel legno affonda infaticabile il becco del picchio in cerca delle succose larve.
Ritrovare ogni anno questo magnifico insetto è il rinnovarsi di un patto antico con il bosco, un segno di rassicurazione, che questa vita segreta – nonostante tutto – resiste.
Nonostante ogni anno sparisca una nuova porzione di bosco, tradita e svenduta per trenta denari a dispetto di vincoli e prescrizioni destinati a rimanere solo belle parole sulla carta.
Mentre osservo un esemplare femmina intenta a deporre meticolosamente le sue uova in ogni piccola fessura della corteccia, mi chiedo cosa sarà domani di questo albero chiamato a custodire un tesoro così prezioso …