È già da un po’ di giorni che il vento della sera è cambiato facendosi più freddo, ma quest’oggi è particolarmente pungente; le mani sono gelate, il respiro si condensa in piccole boccate di vapore. L’aria quanto mai tersa rende la vista verso l’orizzonte finalmente nitida, libera dalle foschie e dalle cappe di umidità tipiche dei giorni più afosi, i colori del tramonto sono così tornati ad essere vibranti come non mai. I segni sono eloquenti, è tempo di passaggio, è giunto il tempo del saluto finale all’estate.
Con un po’ di malinconia lo sguardo segue il sole calare ad ovest dietro l’orizzonte, ogni anno infatti con la fine della stagione calda ci si lascia alle spalle tutta una serie di istanti, incontri, atmosfere che di anno in anno, ripetendosi, rinnovano il nostro intimo rapporto con queste montagne. Situazioni che nel nostro immaginario rappresentano di fatto una buona parte dell’essenza dei Monti Simbruini.
Rivengono alla mente frammenti di questi giorni: i lunghi pomeriggi in appostamento tra le radure d’alta quota, in attesa della comparsa dell’elegante capriolo o del passaggio dell’arcigna aquila reale, le calde giornate trascorse nell’ombra fitta del vecchio bosco alla ricerca di rosalie alpine ed altri coleotteri, o ancora la caccia a rare fioriture sulle creste calcaree al confine con il cielo, i tramonti e le notti in tenda sotto a cieli punteggiati di diamanti, le albe con sveglie antelucane, convinti che il nuovo giorno finalmente porterà in dono l’incontro tanto sognato.
Per rivivere tutto ciò in questa forma dovremo da ora aspettare il compiersi di un altro lungo ciclo stagionale, un altro intero anno dovrà passare. Attendere, ma anche sperare: chissà se nel frattempo tutto resterà intatto ed immutato per ancora una volta? L’iconico profilo di queste montagne a guardarlo è sempre lo stesso da chissà quanti anni, immobile ed imperturbabile, eppure queste possenti sagome celano tra le loro pieghe storie legate reciprocamente da fili sottilissimi. Fragili equilibri che in modi diversi continuano purtroppo ad essere costantemente minacciati, se non addirittura in alcuni casi anche compromessi, nonostante le etichette di natura protetta.
Prima di riscendere a valle salutiamo con un ultimo sguardo l’orizzonte baciato dagli ultimi riverberi di luce del crepuscolo, con la speranza nel cuore che l’estate dei Simbruini resti sempre la stessa che abbiamo avuto modo di imparare ad amare in questi nostri anni trascorsi nell’abbraccio materno di queste montagne.