Se vogliamo trovare un aspetto positivo di questa parentesi invernale, viene sicuramente in mente la relativa mitezza delle temperature notturne, che consente piccole avventure in altre circostanze improponibili. L’assenza di vento e le temperature di pochi gradi sopra lo zero nelle conche vallive e paradossalmente più alte alle a quote superiori, invitano ad avventurarsi alla scoperta di un paesaggio insolito quanto straordinariamente affascinante.
Percorrere i primi passi nel bosco, nel buio più totale, all’inizio mette sempre un po’ di suggestione: razionalmente non ci sarebbe nulla di cui avere paura, eppure ti accompagna sempre quella sensazione di non essere solo. Così muovendo tra la corte di alberi che si stagliano tutto intorno al sentiero, solo lo stretto cono di luce della lampada frontale diventa il discrimine tra realtà e immaginazione.
Una piccola radura nel bosco, probabilmente insignificante durante il giorno, diventa un paesaggio sottosopra: una corona di lunghi, scheletrici faggi guida lo sguardo verso un lago nel cielo. Uno specchio di blu profondo punteggiato di miriadi di stelle che pare increspato dalla ritmica danza delle chiome dei faggi sospinte da una leggera brezza.
Altre stelle appaiono all’orizzonte lontano sopra il crinale, là dove il chiarore d’occidente ci ricorda il calore dei borghi e delle città assopite nel cuore della notte. Il loro apparire e scomparire tra un tronco e l’altro diventa un movimento ipnotico, quasi sembrano pulsare a momenti, poi spegnersi nuovamente, uno scarto a destra, una piea a sinistra, come se fossero altrettante luci di esploratori misteriosi che accompagnano il nostro cammino.
Finalmente guadagniamo la cresta e ci liberiamo della malìa incantatrice del bosco con le sue ombre profonde che a ogni istante possono assumere le forme più reali. Sotto la volta del cielo, all’aperto, non è mai così buio da confondere la mente: il canto lontano dell’allocco ci richiama alla concretezza del momento presente. Pochi passi lungo il crinale fino al punto d’osservazione prescelto e infine la vista si allarga sui profili familiari delle vette all’orizzonte, avvolte da una leggera foschia che nasconde ancora la luna al suo sorgere, permettendoci di assaporare lo spettacolo del firmamento.
Lassù le vaghe stelle dell’Orsa custodiscono il mistero più grande, che si rispecchia nel nero profondo dei boschi, nelle pieghe e nei profili di infinite quinte di montagne: dopo averci condotto sin qui, sapranno guidarci ancora oltre il velo dell’illusione, verso l’ultimo orizzonte?