Ci sono incontri in natura che avvengono solo a particolari condizioni, quando il concorrere di molteplici cause, visibili e invisibili, produce infine uno scenario del tutto inatteso. E’ allora che due mondi possono incontrarsi fugacemente, quello degli uomini sempre in corsa dietro i propri affanni e quello delle creature che, non viste, vivono vite silenziose che scorrono senza tempo tra i boschi e le radure.
Pomeriggio d’estate sospeso, un cielo immobile punteggiato di piccole nuvole evanescenti, il canto assordante dei grilli tra le erbe già ingiallite dalle prime calure. Non un segno di vita appare alla vista già stanca del monotono susseguirsi di contrasti, vagante fra i prati sfavillanti e le ombre profonde del sottobosco.
Un segno ai margini del bosco attira all’improvviso l’attenzione, un intruso, uno dei tanti rifiuti lasciati a tradire il passaggio di persone distratte o disconnesse, fa bella mostra di sé cingendo il tronco di un faggio. Mi avvicino per rimuoverlo e portarlo a valle, quando subito dopo l’occhio cade su uno strano motivo alla base del tronco: allungato e immobile quasi a volersi confondere con le radici, o forse solo fiaccato anche lui dalla calura estiva, giace un magnifico esemplare di vipera, un incontro non certo esotico, ma comunque infrequente.
L’assoluta immobilità e la forma schiacciata assunta mi lascia pensare che possa essere stata uccisa, magari dalla stessa mano che ha lasciato intorno i segni del proprio passaggio: provo a toccarla con un ramoscello e con mia grande gioia la vedo rianimarsi e scorrere lentamente nell’alveo alla base delle radici, al riparo dalle mie attenzioni indiscrete.
Ci osserviamo a distanza per un po’: a dispetto di inveterate credenze che la vedono come una fatale minaccia per l’uomo, di fronte a me si rivela solo una timida creatura degli anfratti, emersa per un istante dal suo mondo minerale di legni e rocce, nell’aria immobile di questo pomeriggio caliginoso che ha reso possibile a due mondi così distanti di incontrarsi.
Nella tradizione indiana, i Nāga sono divinità delle acque e del sottosuolo che si manifestano in forma di serpente, mi piace pensare di averne incontrata una oggi, nelle apparenze di questa timida creatura, sola in questa strana quiete dove tutto sembra essere possibile. Mi inchino con rispetto alla vita silenziosa che si è manifestata a me e riprendo il mio cammino.