Tante volte, nel corso di questi mesi, abbiamo avuto modo di osservare e riflettere sul rapporto della natura col tempo, sull’importanza dei cicli naturali e il conseguente intreccio dei ritmi vitali di flora e fauna.
Ma accanto ai cicli della natura ci sono anche quelli che riguardano gli uomini e il loro rapporto con la montagna: e questo finale del mese di Agosto, che già lascia assaporare i profumi e le atmosfere dell’Autunno, è un po’ un momento di pausa, un termine di un ciclo annuale personale scandito dallo scorrere delle costellazioni nel cielo notturno.
Primi temporali pomeridiani tornano a bagnare le creste e i pianori in quota dilavando via la stanchezza estiva, le acque scendono a valle per tornare a ingrossare ruscelli e torrenti che scorrono nelle gole lussureggianti a fondovalle. Scendere in una di queste forre recondite è come tornare in un grembo segreto, un mondo liquido dove sottili energie stanno incubando in attesa di una nuova ripartenza.
Quale luogo migliore ove fermarsi per raccogliere nuove energie e benedizioni? Le membra riposano stanche, la mente si perde con il fluire delle acque verso valle, lo sguardo scruta il cielo pallido dell’alba, promessa di nuove avventure.
Un merlo acquaiolo si ferma tra le rocce a pochi passi, indulge anche lui in questa accogliente, amniotica sacca, sperduta tra le viscere della montagna. Una breve pausa, poi un nuovo scatto verso il cielo, via verso il chiarore di un giorno nuovo.