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#25 – DOPO DI NOI IL SILENZIO

25 Settembre 2024

La sveglia è nel cuore della notte, in alto nel buio oltre i vetri risplende trionfante la costellazione di Orione, ormai padrona del cielo in questa vigilia equinoziale. Ancora una volta mi dirigo verso i miei boschi sotto un cielo adamantino, alle mie spalle la luce della luna, in un silenzio che accoglie come in un abbraccio tanto desiderato. I bianchi tronchi di faggio incrociano il fascio della frontale come lampi di luce, unica guida nel buio totale del sottobosco. Fuori dal bosco l’aurora esita ancora, l’ombra della notte ormai trascorsa sembra ancora assopita sui morbidi crinali orlati dalle chiome dei faggi.

Echi lontani e profondi mi ricordano il motivo della mia furtiva visita, seguo con decisione le tracce sassose rischiarate dai primi bagliori dell’aurora e risalgo il crinale ancora indeciso sulla direzione da prendere. Appena lo sguardo si libera oltre il profilo tormentato di una costa scoscesa scorgo in lontananza alcune macchie rossastre. Affascinante questo istinto affinato in anni di appostamenti, forse meglio dire riscoperto, che senza un lampo di pensiero riconosce fra muti colori il segno impercettibile di un’altra creatura come attimo di discontinuità in un paesaggio monotono e sfuggente.

Un piccolo branco di cervi pascola pacifico ai margini del bosco: devo inforcare l’obiettivo per scorgere meglio e individuare infine il maschio, circondato dal suo harem. Un bramito lontano giunge da sud, il nostro deve accoglierlo come un segnale di sfida e presto si sfila dal gruppo salendo più in alto sul crinale, per emettere la sua potente risposta.

Nel rossore dell’alba si accende in tutta la sua sanguigna, primitiva forza, spinto dal cieco istinto che si rinnova ogni anno in questa stagione. Raduna nuovamente il suo harem e lo sospinge nello scuro della faggeta, lontano dalle mire degli altri pretendenti. Mi fermo soddisfatto tra le radici di un ginepro, in alto una volpe percorre la cresta come a voler segnare il confine tra terra e cielo, più lontano una coppia di caprioli esce timidamente dal bosco, nascosto tra gli alti cespugli di rosa canina un giovane fusone assiste attonito allo spettacolo intorno, come se ancora non sia in grado di comprendere quella sottile frenesia che pervade l’aria.

In questi manciata di attimi sospesi sul fare dell’alba c’è tutto il mistero della vita selvatica che scorre parallela alla nostra senza mai incontrarla. I bramiti lontani pian piano si spengono, man mano che la luce nuova guadagna porzioni di cielo, tutto finisce al principio del giorno e viene riassorbito nel grande grembo del bosco: i cervi e i caprioli, la volpe e anche il fotografo. Dopo di noi solo il silenzio solido e definitivo dell’Autunno a portare pace e riconciliazione.

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UN ANNO IN NATURA

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Francesco Ferreri
Nato a Roma nel 1977, ha scoperto le montagne dell'Appennino sin dall'infanzia, con le prime gite domenicali in fuga dalla metropoli, per poi percorrerle in lungo e largo negli anni della prima maturità, in compagnia degli amici di un'affiatata sezione locale del CAI. La fotografia entra presto nella sua vita, ai tempi dell'adolescenza e da allora è diventata uno strumento per mediare e approfondire la conoscenza della montagna e della sua natura. La passione per le montagne lo ha portato infine a vivere, da più di dieci anni, ai piedi dei Monti Simbruini, per rinnovare e suggellare quel legame nato nei primi anni di vita: è qui che ha conosciuto Daniele e insieme a lui ha deciso di dar vita a questo progetto. Ma la sua passione per la montagna e per la natura in generale è anche e soprattutto il riflesso di una ricerca interiore da tempo rivolta a quelle dimensioni invisibili dell'essere umano che proprio nel suo agire in armonia con l'ambiente naturale ritrovano una possibilità di manifestazione. Considerando dunque la natura come rivelazione primordiale dello Spirito, crede nella fotografia di natura come strumento di elevazione, di indagine e testimonianza di quei sottili legami che uniscono l'uomo al macrocosmo.

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