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#47 – IL DONO DEL CERVO

5 Marzo 2025

Sotto il cielo dei Pesci l’inverno finalmente si fa liquido, mutevole e scostante. Tra un colpo di coda e l’altro un’aria nuova si insinua, la percepisci con la punta del naso da un refolo di vento, oppure giunge all’orecchio nel canto ostentato di qualche precoce merlo prima che scenda la sera.

Gli alti fusti dei faggi ondeggiano alla brezza scricchiolando, come per rifare il verso all’eco dei picchi che si perde lontano lungo la vallata. Il sole più diretto traccia contorni netti e sull’erta di un crinale si percepisce al meglio questo passaggio obbligato tra l’inverno che lascia e la primavera che ritorna.

In un paesaggio incerto su quale versante volgere, tra le erbette chiazzate di macchie sfolgoranti di neve, d’improvviso appare sull’erta affannato un cervo vegliardo: il palco logoro, quasi smozzicato, pesante ancora troneggia sul suo capo.

Nelle scheggiature, nei graffi, nei monconi c’è scritta tutta la storia del lungo inverno che sta finendo: presto lo offrirà in dono alla saturnia terra, perché un cerchio infine si chiuda. Grato per avere attraversato ancora una volta la stagione più dura e lunga, si libererà di un ultimo peso per offrirsi rinato alle energie nuove della primavera.

Rinascerà presto quel palco, nutrito dalle energie dell’Ariete e del Toro, pronto per l’inizio di un nuovo ciclo, un altro giro nel grande cerchio della vita. Che sia lunga vita al re del bosco!

ArieteCervoPalcoPrimavera
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UN ANNO IN NATURA

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Francesco Ferreri
Nato a Roma nel 1977, ha scoperto le montagne dell'Appennino sin dall'infanzia, con le prime gite domenicali in fuga dalla metropoli, per poi percorrerle in lungo e largo negli anni della prima maturità, in compagnia degli amici di un'affiatata sezione locale del CAI. La fotografia entra presto nella sua vita, ai tempi dell'adolescenza e da allora è diventata uno strumento per mediare e approfondire la conoscenza della montagna e della sua natura. La passione per le montagne lo ha portato infine a vivere, da più di dieci anni, ai piedi dei Monti Simbruini, per rinnovare e suggellare quel legame nato nei primi anni di vita: è qui che ha conosciuto Daniele e insieme a lui ha deciso di dar vita a questo progetto. Ma la sua passione per la montagna e per la natura in generale è anche e soprattutto il riflesso di una ricerca interiore da tempo rivolta a quelle dimensioni invisibili dell'essere umano che proprio nel suo agire in armonia con l'ambiente naturale ritrovano una possibilità di manifestazione. Considerando dunque la natura come rivelazione primordiale dello Spirito, crede nella fotografia di natura come strumento di elevazione, di indagine e testimonianza di quei sottili legami che uniscono l'uomo al macrocosmo.

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